piedaesanzves: ottobre 2012

giovedì 25 ottobre 2012

The Wallflowers - Glad all over


Una irresistibile forza gravitazionale

Leggere certe recensioni mi fa ribollire il sangue nelle vene. Ricondurre la musica a somiglianze con questo o quell'artista può starci per un gruppo al suo primo disco ma non certo per chi, come i Wallflowers, ha alle spalle una carriera di tutto rispetto. Detto ciò, siccome non sono un giornalista, mi domando che cosa ci si aspetti che qualcuno inventi nel campo della musica nel 2012, io mi aspetto solo delle belle canzoni e qui ne ho trovate ben 12. Visto la lunga assenza dalle scene, Jakob e i suoi, credo abbiano sentito l'esigenza di un paio di pezzi che potessero girare nella fascia di alta rotazione nelle radio, brani che comunque, rispetto al flusso mono tono proposto dalle emittenti radiofoniche, si distinguono alla grande dalla massa. Per il resto la voce di Jakob è rimasta una voce che mi emoziona, un marchio di fabbrica di Wallflowers che con Rami Jaffee, Greg Richling, Stuart Mathis e Jack Irons ricompongono per 3/5 la stessa line-up della prima incisione.
Il disco mi suona dentro, l'apertura con Hospital for Sinners è nervosa e mi mette addosso subito una grande curiosità, la voce incide solchi, la band fa andare alle stelle il cardiofrequenzimetro, una galoppata verso un nuovo inizio. Misfits and Lovers (feat. Mick Jones) è un grande pezzo, la vena non si è smarrita, Dylan jr. sa scrivere ancora e lo fa sentire subito, ho come l'impressione che la band abbia voglia di dire: "eccoci, siamo tornati, ascoltaci, siamo gli stessi che sei venuto ad ascoltare nel '96, abbiamo la stessa voglia e la stessa energia", e dal mio cuore si innalza spontaneo un grande grazie. First One in the Car mi fa impazzire, la voce, la tastiera, quelle pause, le ripartenze e i crescendo sono quelli che mi hanno sempre fatto parteggiare per i Wallflowers. A questo punto ho già gli occhi chiusi, sono seduto al centro della 6th Avenue ma intorno a me vedo solo grandi prati verdi e cieli azzurri e potrebbe accadermi qualunque cosa che non me ne accorgerei e sento che mi sono mancati profondamente. Jakob commuove, tocca il più profondo dell'animo, è viscerale, e disarmante, lo adoro. Reboot the Mission (feat. Mick Jones) è un pezzone che vorrei ascoltare a tutto volume con una Impala decapottabile del '59 e fermarmi ai semafori a giocare con gli ammortizzatori truzzi e farla dondolare a ritmo. Qualcuno ha definito It's a Dream una canzonetta... mah!!! dal mio counter di iTunes mi risulta di averla già passata in radio almeno 4 volte in meno di un mese e sfido chiunque a tirare fuori qualcosa di questo tipo con 3 accordi... geniale? no! dannatamente semplice ed accattivante impossibile da non assecondare, cammino e vado a tempo, sono seduto e mi muovo a tempo, guido e sbanco il contachilometri... contagiosa!!! Con Love Is a Country mi rendo definitivamente conto che non sto vivendo un sogno e che i Wallflowers sono tornati, ho visioni lisergiche, tutto mi ruota vorticosamente intorno e vedo fiori e colori mischiarsi come in un enorme caleidoscopio ed io a godermi tutta la potenza di una canzone meravigliosa che mi lancia definitivamente nel campo di attrazione gravitazionale di Glad all over. Have Mercy On Him Now mi regala una valanga di spensieratezza e una visione di tanti palloncini colorati che volano in alto verso il sole... non credo che i Wallflowers abbiano cercato di imitare qualcuno, credo proprio che non ne abbiano assolutamente bisogno! The Devil's Waltz sembra nata a cavallo dei '60/'70, Jakob recita e gioca con la band ad un botta e risposta che potrebbe durare anche per tutta la sera e non me ne accorgerei. It Won't Be Long (Till We're Not Wrong Anymore) rispolvera ancora cadenze alla Wallflovers, ricca di tutte quelle sfumature ben note che sono un toccasana per la mia anima rimasta troppo tempo a secco del suono della band di Los Angeles. Constellation Blues è una bella ballata dove è la voce ad uscirne dominante, una voce che ancora una volta ammalia, affascina e rapisce. One Set of Wings ripropone un modo di comporre che adoro, passaggi di accordi da maggiore a minore mentre meno te lo aspetti, la tastiera di Jaffee a tessere melodie, bridge e le scale a salire, salire, salire... una vera torta a 5 strati! Il disco chiude con Don't Give Up On Me, asciutta, secca ed essenziale, una chiusura che sembra una richiesta che dice "siamo tornati non rinunciate più a noi, siamo qui e non ce ne andremo mai più"!!! Spero sia così perchè di un disco di Wallflowers ne avevo un gran bisogno e anche chi non sapeva di averne, ascoltando questo Glad all over spero lo abbia comunque pensato.


sabato 20 ottobre 2012

I'm a dreamer...


I'm a dreamer...

Può darsi che io mi sbagli su tutto, non sono un giornalista, non pontifico, non giudico, non mi interessa  se un pezzo è già sentito o assomiglia a quello di... Non mi interessa sapere cosa fa nella vita un artista, non mi interessa sapere che chitarra usa, non mi interessa sapere dove sarò o cosa farò domani, non mi interessa niente di tutto questo, quello che mi appassiona è la musica e le emozioni che riesce a trasmettermi. La musica è il modo che uso per comunicare col mondo e che il mondo usa per comunicare con me, non voglio informazioni, voglio emozioni, voglio che una canzone o un testo mi facciano viaggiare, sognare, sperare, disperare... voglio condividere gioie e dolori di chi sta dall'altra parte voglio credere che quello che scrive siano cose vere per lui e per questo ritrovarmici mi fa sentire vicino a qualcuno, compreso, accettato, consolato, rattristato o rallegrato. A decidere tutto questo è la mia pancia, l'organo che governa la mia vita, non la mia mente, quindi non opero scelte razionali, non mi interessa, non sono razionale e non voglio esserlo. Quello che scrivo sono le mie sensazioni, le mie emozioni, i miei sogni, le mie speranze... quello che scrivo non è reale perchè forse niente è reale, quello che scrivo è come mi fa essere quel disco, se mi fa sentire a casa oppure fuori dalla finestra ad osservare, scrivo su alcuni dischi perchè sento un impulso irrefrenabile che mi spinge a farlo, a raccontare le emozioni e le immagini che fanno crescere in me, su tutti gli altri non scrivo perché non è che non mi piacciano ma perchè non mi suscitano le stesse sensazioni e mi sembra superfluo raccontarli da cronista, li voglio raccontare da protagonista coinvolto al 100%. Ci sono congiunzioni e momenti particolari per cui un disco mi piace, non è un caso perchè niente accade a caso, i dischi vengono a me quando ho bisogno di loro, sono loro che scelgono, io rimango con l'animo spalancato ad aspettare che arrivino... e lo fanno sempre al momento giusto. Dire che la musica è tutto per me può sembrare una frase fatta, ma la musica mi tiene in vita, la musica mi aiuta ad alzarmi ogni mattina, mi aiuta a lavorare, mi aiuta a guidare, mi aiuta a dormire, è mia compagna nei momenti difficili ed in quelli belli, i ricordi della mia vita, le persone che ho incontrato, gli istanti che ho vissuto, i luoghi che ho visitato sono legati tutti ad una canzone ma soprattutto la musica mi aiuta a sognare. Sono un sognatore e voglio continuare ad esserlo fino all'ultimo istante della mia vita perchè i sogni aiutano a vivere.


venerdì 19 ottobre 2012

Cheap Wine - Based on Lies



Un grande abbraccio

Se esiste un dio del rock... beh allora ha scelto tra i suoi profeti per il 3° millennio i Cheap Wine. A tutti gli atei e non credenti dico: ascoltate Based on lies per credere! Da 4 evangelisti del rock nel frattempo sono diventati 5 ma del resto anche i Tre moschettieri erano in 4 e nessuno si è mai scandalizzato. Non ho più aggettivi per descrivere questa band, li ho utilizzati tutti per i precedenti 8 dischi e quindi non mi resta altro da fare che meravigliarmi per l'ennesima volta davanti ad un loro nuovo disco, per rimanere in tema religioso, mi sento come la statuina del presepe,  con le braccia aperte che viene posizionata solitamente davanti alla capanna. Il quinto "evangelista" suona il piano ed è Alessio Raffaelli; il suo inserimento ha dato una sterzata decisiva al suono della band. Alan e Alessandro rimangono i solidi pilastri che sanno giocare con la ruvidezza delle canzoni più tirate ma sanno tirare fuori anche la morbidezza nelle ballate, la chitarra di Michele (che ribadisco essere per me uno tra i 5 migliori chitarristi del vecchio continente) è forse meno sovra-utilizzata ma credo molto più valorizzata in quanto ora si può spartire il lavoro con il piano e la tastiera di Alessio, Marco ha regalato dei gran bei testi e come sempre ha utilizzato la voce come fosse uno strumento parte della band, non emergendo mai e lasciando che il sound e la voce defluissero insieme come un torrente che porta la sua acqua al mare della musica.
Breakway è tra i migliori inviti all'ascolto che i Cheap Wine abbiano potuto scrivere, è un uragano musicale che annuncia il suo arrivo, dapprima la chitarra, poi le keyboards, poi l'armonica e infine la ritmica che fa turbinare l'aria tutta intorno a me e sollevandomi dalla sedia e trasportato nella vertigine sonora che la band sa creare. Waiting on the door è una cavalcata ipnotica, un sogno, è come trovarmi al largo in un mare avvolto dalla foschia e non ho paura di lasciarmi trasportare dalla corrente e dal rincorrersi di corde e di tasti bianchi e neri, anch'io alla fine mi sveglio, come Marco racconta nel testo, e mi sembra tutto ancora reale e concreto. Lover's Grave sembra proseguire il filo musicale della song precedente ma si parla di inganno e di disillusione, è come camminare sulla spiaggia per poi voltarsi indietro all'improvviso e accorgersi che il mare ha cancellato le nostre impronte lasciandoci nel nulla quasi senza un passato in balia del nostro sconosciuto destino. Give me Tom waits è rock'n'roll, sono io, e probabilmente chiunque può trovare un po' di se all'interno di questo brano, il piano di Alessio segna il tempo e la chitarra di Michele ci regala un "solo" liberatorio; è un inno alla libertà di essere se stessi di lasciare fluire solo ed esclusivamente le proprie emozioni. The big blow racconta musicalmente praterie sconfinate nelle quali è facile perdersi ma traccia un filo di speranza “..non è mai troppo tardi per rimettere in piedi la propria vita”. Based on lies è la title track caratterizzata da uno swing che invita a mettersi seduto al bancone del bar a bere del Gin e ripensare alla vita, le immagini che Marco ci propone questa volta sono apparentemente flash sconclusionati alla Tom Waits che seguono un filo logico e lo portano ad affermare che "...tutto questo sistema è basato su menzogne". On the way back home è una ballata che si sviluppa su arpeggi di piano, anche la voce di Marco si trasforma in quella di un crooner, il testo evocativo racconta di una sconfitta che è il fil-rouge dell'intero disco fatto di storie personali che potrebbero appartenere a chiunque e proprio in queste storie mi ci ritrovo e mi commuovo.
Si può perdere la voglia, la casa, il lavoro ci si può perdere in se stessi come racconta Lost inside che riesce ad esprimere la rabbia per una sconfitta personale, una canzone nervosa a cavallo tra i '60 e i '70 che mi fa immaginare di passeggiare per le backstreets a prendere a calci lattine e bidoni senza pace, senza trovare un luogo che mi faccia star bene con me stesso perchè se uno è perso dentro di se e non è in pace con la propria anima e non troverà mai un posto dove si possa sentire veramente a "casa"; il solo di Michele è un urlo che lacera l'aria intenso e bruciante. The Vampire riabbassa i toni, ma nello stesso tempo li rende più cupi, bello l'intreccio tra chitarra e piano, ancora la voce di Marco torna a recitare, a toccare i silenzi della mia mente e mi ricorda che "lottare contro il destino è inutile" e che "è troppo tardi per ritrovare la via di casa" e ancora la chitarra di Michele ad urlare contro il cielo. To face a new day è una fuga "La speranza è morta e i sogni sono tutto quello che ci resta per affrontare un nuovo giorno" gran pezzo, tagliente come un rasoio, di quelli che mi scoperchiano l'anima come una scatoletta di tonno. Conclude il disco The stone, una ballad che toglie il fiato e lascia senza speranza, una danza che massacra il cuore e prelude alla fine di tutto!
Musicalmente i Cheap Wine sono impeccabili, le canzoni sono belle e coinvolgenti, ma questa volta i testi hanno una marcia in più. Un disco perfettamente inserito nel contesto storico in cui è stato composto, un disco che ha lasciato un segno indelebile dentro di me. Come annotazioni vorrei fare i complimenti a Serena Righetti che ci ha regalato un booklet bellissimo, i suoni sono belli e i nostri 5 hanno suonato alla stragrande, un'aggiunta, quella di Alessio, che ha reso completa una Rock Band che ha sfruttato il piano per intraprendere strade nuove, per rimettere in discussione il loro sound, segno questo di grande maturità e professionalità. Concedetemi di dire che in Italia... Cheap Wines Rulez!!!!

La musica forse non salva, non da risposte ai nostri perchè, non ci fa sembrare tutto più bello ma in queste 11 canzoni quello che ho trovato è consolazione, sapere che non sono il solo al mondo a provare e sentire certe cose a vivere un malessere, non è una risposta ma un conforto è come avere trovato un amico che mi capisce veramente e mi regala un grande abbraccio musicale e di emozioni condivise, Based on Lies, da oggi, è il mio migliore amico.